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Posts Tagged ‘counseling aziendale’

Questo articolo nasce dopo un laboratorio sul tema della promozione professionale e autoimprenditorialità svolto con una collega durante il quale più volte i partecipanti citavano, con una certa ciclicità due parole: Fiducia e Valore.

Oggi mi soffermo a riflettere sulla seconda, sulla parola valore, sul suo significato, spesso frainteso e confuso con il prezzo. L’etimologia della parola ci può venire in aiuto il cui significato rimanda all’idea di forte, gagliardo, merito e il suffisso “orem” indica una disposizione o stato. Quindi è di valore ciò che permette di conseguire o mantenere uno stato di forza e vitalità, energia. Quando il lavoro, – proprio e altrui – o quando i prodotti ottenuti attraverso il lavoro, vengono sminuiti, sottostimati, il prezzo non potrà che riflettere questa svalutazione. Il prezzo è il risultato di calcolo di costi e ricavi, e di legge di domanda e di offerta. Il prezzo è collegato al costo dei materiali impiegati, delle competenze e abilità necessarie per per la realizzazione di un bene o per la prestazione di un servizio; è collegato alla necessità di dare continuità ad un ciclo produttivo e di vita di una impresa. Ma è influenzato anche dalle politiche economiche nazionali e internazionali e soprattutto dalla “cultura” socio economica del tempo e del luogo”, ossia dalle emozioni e schemi di pensiero di un’epoca e contesto, che a loro volta sono influenzate dalla comunicazione mediatica e non solo.

Il prezzo non ha a che fare con il vero valore delle cose. Il prezzo è mediazione di tanti elementi e considerazioni. Il valore è altro. Le cose che sulla terra hanno maggior valore sono completamente sottostimate in termini di prezzo. L’acqua potabile, l’aria, la terra, la vita sono i primi esempi che mi vengono in mente che subiscono un costante processo di disistima e sono valori perché ne abbiamo assoluto bisogno per mantenerci in uno stato di vitalità ed energia. Ecco che il prezzo non può riflettere il vero valore delle cose perché alcune di queste sono inestimabili per loro stessa natura e molte altre sarebbero per la maggioranza delle persone inaccessibili. Altre ancora che invece “costano” molto, possono essere quasi del tutto prive di valore eppure riscontrare grande attrattiva.

Quando il lavoro è sottopagato viene tolta la possibilità di disporre di tutta l’energia (denaro) necessari per conservare uno stato di vitalità e di forza che sono necessari per far fronte alle esigenze della vita. Viceversa una sovrastima eccessiva, in termini di prezzo, porta a distribuire un’eccesso di forza- energia (e quindi anche il denaro) che se non viene incanalata in modo opportuno, molto spesso o viene sprecata o accumulata, e questo genera distorsioni in un sistema, genera malattia (per esempio bolle speculative, eccessi di risparmio, consumismo, investimenti “sbagliati”). Prezzo e valore sono due cose molto diverse.

La frase che ho scelto di Maria Montessori parla di “coscienza del valore”, coscienza di quali siano le cose da cui triamo davvero vitalità, energia e forza per la vita, che ci nutrono e ci sostengono; e coscienza di quali siano le abilità che a nostra volta ci permettono di donare forza, vitalità ed energia agli altri e alla Vita, attraverso il nostro agire quotidiano, attraverso il nostro lavoro.

Avere coscienza delle proprie predisposizioni, scoprire il proprio talento, ciò in cui già si percepisce di avere una certa forza, e riuscire ad esprimerla, allenarla e perfezionarla, che si tratti di una tendenza e predisposizione organizzativa, abilità nell’amministrare, inventiva e creatività – che possono esprimersi non solo in un lavoro artistico ma come arte di vivere e di trovare soluzioni nuove – significa scoprire il proprio valore ed esprimerlo, autorealizzarlo. In questo modo il ciclo di “dare e ricevere” trova il suo equilibrio e bilanciamento.

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Talvolta può capitare che la persona che svolge un ruolo di coordinamento di più collaboratori sia effettivamente preparata professionalmente ma difetti di alcune qualità comunicative e relazionali con collaboratori e manager.  Alcune tecniche comunicative possono essere insegnate ed apprese, ma risulteranno artificiose e inutili se a livello emozionale la comunicazione non cambia. Sappiamo che la comunicazione verbale influenza per circa il 7% la relazione interpersonale mentre il restante 93% è collegato a quegli elementi che recepiamo “a pelle” attraverso l’inconscio e proprio perché inconsci li percepiamo attraverso sensazioni fisiche, stati emotivi. Controllare la gestualità e la mimica è possibile in un certa misura ma il risultato appare artificioso e poco spontaneo con scarsi risultati nel lungo periodo. Sentirsi a proprio agio nello svolgimento di un ruolo significa accettare ed affrontare ciò che quel ruolo comporta: preparazione (intesa come esperienza cognitiva e pratica), responsabilità (intesa come abilità a dare responsi) disponibilità a trasmettere le proprie conoscenze, tanto per fare alcuni esempi. Sembrano cose ovvie che però implicano alcuni fattori importanti quali: buon livello di autostima, conoscenza dei propri limiti e propri punti deboli, coraggio di affrontare ostacoli e sfide (inteso come “agio nel cuore” ). Queste qualità possono essere ri-scoperte, sviluppate e potenziate attraverso percorsi  di counseling e coaching individuale e di gruppo. Riportare alla luce queste qualità significa fare pulizia di paure quali:  di non essere all’altezza, di condizionamenti su modelli educativi o manageriali appresi in precedenti contesti, o della paura di non riuscire a conciliare carriera e lavoro e dover rinunciare a qualcosa. Uno degli atteggiamenti più frequenti in chi svolge ruolo di “capo” è confondere l’autorità con l’autorevolezza eccedendo in modalità comunicative o di tipo aggressivo o di tipo passivo a causa dei fraintendimenti relativi alla funzione, gestione ed uso dell’energia aggressiva. Trovare il giusto mezzo non è un atto standardizzato da usare come formula magica con ogni collaboratore ma è un’azione che si rinnova di momento in momento a seconda dell’interlocutore, della situazione e del contesto.  Se il capo è donna poi è importante che non rinunci alle qualità specifiche di genere per imitare un modello che non le appartiene ma semmai che trovi la modalità che le è propria per svolgere  il proprio  ruolo.

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