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Archive for the ‘politica economica’ Category

Cosa significa immaginare una nuova era? Significa essere consapevoli dei veri bisogni, di cosa non piace più della situazione attuale di popoli e globale e soprattutto di come vogliamo immaginare la vita futura collettiva. Significa iniziare ad accorgersi che la ricerca spasmodica della soddisfazione del piacere e dell’espressione dei propri istinti, impulsi e desideri, quando non mediati da un centro di consapevolezza e di volontà di bene più ampio è alla base della crisi globale attuale economica, finanziaria, politica e climatica.

Qui di seguito troverete il testo in italiano che riporta sei azioni positive, proposte dal Segretario generale per le Nazioni Unite, per il cambiamento climatico sui cui i governi dovrebbero concentrarsi nella fase di riavvio delle economie post COVID. Tuttavia è bene ricordare che qualunque programma politico-economico e sociale si può realizzare meramente dal punto di vista meccanico, logistico, pratico senza generare però effetti sul piano etico e morale, che sono il frutto di un lavoro di consapevolezza e autocoscienza in merito al tema della reciprocità e volontà di bene.

Faccio un esempio: costruire una casa o un villaggio significa manifestare concretamente un progetto edilizio. Tale progetto potrebbe anche essere “evoluto” da un punto di vista ideativo e architettonico: rispettoso dell’ambiente, dei bisogni di sostenibilità e di un’ideale di “vivere” che dia dignità, armonia e benessere a chi ci abiterà. Sul piano pratico si dovranno poi organizzare tempi, metodi, forza lavoro e materiali per l’esecuzione e già qui, se da un punto di vista “morale”, di coscienza individuale, quei valori non trovano rispondenza da parte dell’impresa che è chiamata alla realizzazione dell’opera, l’opera stessa ne verrà sminuita in misura corrispondente. Oppure potrebbe anche darsi che l’opera venga realizzata in modo impeccabile ma con manodopera sottopagata e sfruttata a causa di appalti che giocano al ribasso; in questo modo il vantaggio dei futuri proprietari e dell’impresa verrebbe costruito sulle spalle, sul sudore e talvolta sul sangue di alcuni che non sono stati tutelati e visti. Ciò che alla fine davvero si manifesta è una idea che viene però distorta, sul piano pratico dagli istinti, impulsi e desideri di chi partecipa alla realizzazione del progetto.

L’eticità e il benessere non è il risultato di un programma o di un progetto politico, economico e finanziario, ma la conseguenza di un lavoro educativo, formativo di conoscenza e consapevolezza a partire da chi è chiamato a ideare e far realizzare quei programmi e progetti.

In particolare invito a soffermarsi sulla frase evidenziata in arancione che chiede di compiere un cambiamento verso una economia più sostenibile che funzioni sia per le persone che per il pianeta. L’ho sottolineata perché sento e vedo sempre più spesso situazioni di lavoratori che definire precari significa sottovalutare e minimizzare il problema. Compensi orari e giornalieri che rendono impossibile l’autonomia e l’indipendenza grazie ad una libertà contrattuale crescente che non vede più riconosciuti stipendi minimi, malattia, straordinari, ferie, possibilità di diventare indipendenti, costruirsi una famiglia, essere umani. Se questo è divenuto possibile significa che è stato reso possibile. Se è stato reso possibile è stato voluto. In caso contrario significherebbe che è frutto di inconsapevolezza e scarsa autocoscienza; ecco perché è importante lo sviluppo non solo materiale ma anche spirituale.

La schiavitù, purtroppo, non ha soltanto cambiato volto e forma; ora non è più confinata in alcune zone del globo ma è senza confini. Mal comune non è mezzo gaudio ma il sintomo che l’intero organismo è malato. Quindi c’è ancora molto da fare e non solo dal punto di vista materiale, ma soprattutto dal punto di vista spirituale, educativo, di consapevolezza, empatia e volontà di bene. Il progresso delle conoscenze materiali e tecnologiche non accompagnate da un progresso sul piano spirituale, etico e morale individuale e globale hanno accelerato e innescato situazioni di crisi a tutti i livelli.

Fortunatamente esistono imprenditori, aziende, realtà economiche, che già coniugano attenzione sul piano materiale e spirituale e sono costoro che per primi hanno immaginato e iniziato il movimento verso una nuova era. La politica può scegliere se e come sostenerli in modo opportuno.

Ecco il testo: “Mentre i paesi si muovono verso la ricostruzione delle loro economie dopo COVID-19, i piani di ripresa possono plasmare l’economia del 21 ° secolo in modi puliti, verdi, sani, sicuri e più resilienti. La crisi attuale è un’opportunità per un cambiamento profondo e sistemico verso un’economia più sostenibile che funzioni sia per le persone che per il pianeta.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha proposto sei azioni positive per il clima che i governi dovranno intraprendere una volta che avranno deciso di ricostruire le proprie economie e società:

1.Transizione verde: gli investimenti devono accelerare la decarbonizzazione di tutti gli aspetti della nostra economia.
2.Attività verdi e crescita sostenibile e inclusiva
3.Economia verde: rendere le società e le persone più resilienti attraverso una transizione che sia giusta per tutti e che non lasci indietro nessuno.
4.Investire in soluzioni sostenibili: i sussidi ai combustibili fossili devono finire e chi inquina deve pagare per il proprio inquinamento.
5.Affrontare tutti i rischi climatici
6.Cooperazione: nessun paese può avere successo da solo.
Per affrontare l’emergenza climatica, i piani di ripresa post-pandemia devono innescare cambiamenti sistemici a lungo termine che cambieranno la traiettoria dei livelli di CO2 nell’atmosfera.

I governi di tutto il mondo hanno impiegato molto tempo e sforzi negli ultimi anni per sviluppare piani per tracciare un futuro più sicuro e sostenibile per i loro cittadini. Considerarli ora come parte della pianificazione della ripresa può aiutare il mondo a riprendersi meglio dalla crisi attuale”

(Tratto https://www.un.org/sustainabledevelopment/climate-change/)

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Questo articolo nasce dopo un laboratorio sul tema della promozione professionale e autoimprenditorialità svolto con una collega durante il quale più volte i partecipanti citavano, con una certa ciclicità due parole: Fiducia e Valore.

Oggi mi soffermo a riflettere sulla seconda, sulla parola valore, sul suo significato, spesso frainteso e confuso con il prezzo. L’etimologia della parola ci può venire in aiuto il cui significato rimanda all’idea di forte, gagliardo, merito e il suffisso “orem” indica una disposizione o stato. Quindi è di valore ciò che permette di conseguire o mantenere uno stato di forza e vitalità, energia. Quando il lavoro, – proprio e altrui – o quando i prodotti ottenuti attraverso il lavoro, vengono sminuiti, sottostimati, il prezzo non potrà che riflettere questa svalutazione. Il prezzo è il risultato di calcolo di costi e ricavi, e di legge di domanda e di offerta. Il prezzo è collegato al costo dei materiali impiegati, delle competenze e abilità necessarie per per la realizzazione di un bene o per la prestazione di un servizio; è collegato alla necessità di dare continuità ad un ciclo produttivo e di vita di una impresa. Ma è influenzato anche dalle politiche economiche nazionali e internazionali e soprattutto dalla “cultura” socio economica del tempo e del luogo”, ossia dalle emozioni e schemi di pensiero di un’epoca e contesto, che a loro volta sono influenzate dalla comunicazione mediatica e non solo.

Il prezzo non ha a che fare con il vero valore delle cose. Il prezzo è mediazione di tanti elementi e considerazioni. Il valore è altro. Le cose che sulla terra hanno maggior valore sono completamente sottostimate in termini di prezzo. L’acqua potabile, l’aria, la terra, la vita sono i primi esempi che mi vengono in mente che subiscono un costante processo di disistima e sono valori perché ne abbiamo assoluto bisogno per mantenerci in uno stato di vitalità ed energia. Ecco che il prezzo non può riflettere il vero valore delle cose perché alcune di queste sono inestimabili per loro stessa natura e molte altre sarebbero per la maggioranza delle persone inaccessibili. Altre ancora che invece “costano” molto, possono essere quasi del tutto prive di valore eppure riscontrare grande attrattiva.

Quando il lavoro è sottopagato viene tolta la possibilità di disporre di tutta l’energia (denaro) necessari per conservare uno stato di vitalità e di forza che sono necessari per far fronte alle esigenze della vita. Viceversa una sovrastima eccessiva, in termini di prezzo, porta a distribuire un’eccesso di forza- energia (e quindi anche il denaro) che se non viene incanalata in modo opportuno, molto spesso o viene sprecata o accumulata, e questo genera distorsioni in un sistema, genera malattia (per esempio bolle speculative, eccessi di risparmio, consumismo, investimenti “sbagliati”). Prezzo e valore sono due cose molto diverse.

La frase che ho scelto di Maria Montessori parla di “coscienza del valore”, coscienza di quali siano le cose da cui triamo davvero vitalità, energia e forza per la vita, che ci nutrono e ci sostengono; e coscienza di quali siano le abilità che a nostra volta ci permettono di donare forza, vitalità ed energia agli altri e alla Vita, attraverso il nostro agire quotidiano, attraverso il nostro lavoro.

Avere coscienza delle proprie predisposizioni, scoprire il proprio talento, ciò in cui già si percepisce di avere una certa forza, e riuscire ad esprimerla, allenarla e perfezionarla, che si tratti di una tendenza e predisposizione organizzativa, abilità nell’amministrare, inventiva e creatività – che possono esprimersi non solo in un lavoro artistico ma come arte di vivere e di trovare soluzioni nuove – significa scoprire il proprio valore ed esprimerlo, autorealizzarlo. In questo modo il ciclo di “dare e ricevere” trova il suo equilibrio e bilanciamento.

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Assagioli 2

Quando si parla di sviluppo si intende quell’azione volta a liberare un organismo da ciò che lo “avviluppa”, lo costringe e ne ostacola la piena espressione delle potenzialità di autorealizzazione. Con il termine evoluzione invece si intende quel movimento a spirale in costante espansione. Ci rendiamo subito conto che sviluppo ed evoluzione, ma anche autorealizzazione sono  concetti che interessano non solo i singoli individui ma anche i contesti gruppali, quali possono essere un impresa, una città, una regione, una nazione e una comunità di nazioni. Già la parola “Psicosintesi” chiarisce l’attitudine e il processo che si vuole favorire attraverso l’utilizzo di tale metodo all’interno di un organismo vivente, sia esso un individuo, o un gruppo di individui: ossia il favorire una sintesi appunto ( ossia comporre, mettere insieme) diversi aspetti di una psiche, (etimologicamente rimanda all’idea di “respiro” “soffio”) intendendo con tale termine ciò che muove e dà vita a quello specifico organismo vivente. Quindi l’obiettivo, se vogliamo dire così, della Psicosintesi è di favorire una armonizzazione, una composizione armonica, creare unificazione tra i diversi aspetti dell’anima di un dato organismo vivente.  Questo implica sia l’esistenza di una molteplicità che di un centro in grado di operare unione e armonizzazione. Se c’è armonizzazione  significa che tutti gli elementi che compongono la molteplicità  stanno cooperando, la loro energie si muove in una direzione concordata e dove c’è armonia c’è bellezza che diviene percepibile anche all’esterno, al pubblico-mercato- contesto a cui si rivolge. L’impresa è un organismo molteplice poiché costituita da tutti quegli individui che ne fanno parte e che lavorano assieme in base alle direttive gestionali  e organizzative stabilite da chi fa da centro di sintesi e armonizzazione.

Cosa accade quando questo “centro” trascura di prendersi cura delle varie parti che compongono la sua struttura? Più o meno ciò che accade quando adottiamo comportamenti che possono nuocere il nostro corpo solo per soddisfare alcuni desideri o interessi poco consapevoli.  Si rischia  di compromettere lo stato di salute, o il livello di energia di quell’organo e di conseguenza dell’intero organismo,  che inizierà a manifestare sintomi di malessere con cui cercherà di segnalare la necessità di attuare dei cambiamenti nella gestione delle abitudini. Lo stesso vale anche nel caso delle imprese e della sfera economica in generale, ma anche nel caso di un contesto sociale o di una nazione. Solo che i sintomi avranno nomi e forme di manifestazione diversi. Se chi ha la responsabilità (ossia a cui spetta l’abilità di dare risposte, ovvero il leader) saprà leggere tali sintomi per tempo, potrà valutare azioni correttive che favoriscano una maggiore coesione e sintesi del gruppo di lavoro anche a scapito del proprio vantaggio personale ma nell’ottica del benessere e sviluppo dell’intero organismo azienda. In caso contrario il rischio è di aggravare il sintomo o di tentare a sedarlo acuendone il malessere. Proprio per l’obbiettivo intrinseco ed etimologico  della Psicosintesi si può dire che sia uno strumento che trova  applicazione in ogni sfera del quotidiano vivere ovvero educativa-formativa, ma anche politica, economica e sociale e che sia sempre più urgente che chi ha compiti di leadership, in ogni contesto e sfera sia consapevole del compito che è chiamato a svolgere quale centro organizzativo di composizione armonica di una molteplicità. 

 

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