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Archive for ottobre 2021

In questo breve articolo mi soffermo a considerare che relazione c’è tra lo stadio evolutivo della coscienza del leader e la struttura dell’impresa?

Potrebbe sembrare una domanda priva di particolare interesse chiedersi che impatto ha lo sviluppo evolutivo del leader, il suo stadio di sviluppo di coscienza, se non fosse che questo ha un impatto sulla vita dell’impresa e sulla sua capacità di rispondere alle sfide di questa nuova epoca.

Ogni impresa si esprime ed opera, internamente ed esternamente sul mercato, dotandosi di una struttura che tra le altre cose definisce la modalità di divisione del lavoro, le regole relazionali e comunicative, quali sono i processi e quale la cultura condivisa. Questo indirettamente trasmette informazioni su quali sono gli schemi mentali che hanno influenzato la struttura stessa, qual’é la visione del mondo, lo Spirito, l’intento che anima l’impresa stessa dandole forma specifica. Attraverso la forma si può risalire allo spirito di un organismo micro o macro che sia.

Chi ha potere di determinare la struttura aziendale? Sono i leader che definiscono la cultura aziendale, i processi e le regole che determinano la divisione del lavoro e le regole comunicative e relazionali. Pertanto la struttura aziendale riflette la visione del mondo del leader, il suo modo di percepire la realtà, le sue priorità. In tal senso per l’impresa diventa difficile evolvere quando le esigenze spazio temporali, del contesto più ampio lo richiedono se tale passaggio di stadio evolutivo non avviene anche a livello di coscienza del leader. Per fare un esempio limite se il leader ha una struttura mentale ed una personalità che lo porta a interpretare il suo ambiente come pericoloso per il soddisfacimento dei suoi bisogni, sarà predisposto ad atteggiamenti di lotta e competizione. Tra le principali priorità ci saranno il mantenere il controllo ed il potere. Questo influirà sulle relazioni interne creando una struttura a gestione top-down, si circonderà di persone fidate, ma non è detto che siano le più competenti tra quelle presenti in azienda, e utilizzerà sistemi di premio e punizione che avranno come obiettivo il mantenere coesa l’organizzazione e il potere.

Una struttura di questo tipo se inserita in un ambiente che richiede sfide nuove e più complesse che necessitano di maggiore fluidità, creatività, innovazione potrebbe trovarsi di fronte a concrete difficoltà di riuscire a far fronte a quelle sfide con seri rischi per l’esistenza stessa dell’impresa. Per sopravvivere ed essere in grado di rispondere alle nuove sfide la struttura dovrebbe mutare. Ma tale mutamento è possibile solo nel momento in cui il leader stesso riesce a mutare la scala delle sue priorità, a consapevolizzare le sue paure, i suoi schemi mentali e la sua visione della vita e questo suo cambiamento si rifletterà di conseguenza nella struttura aziendale. In caso contrario, lì dove non c’è disponibilità di consapevolezza e cambiamento sarà probabile il tentativo di mantenere inalterata la struttura personale e aziendale che rimarrà così bloccata. Ora sorge spontanea un’altra domanda: cosa succede se lo stadio di coscienza del team è ad un passaggio evolutivo superiore rispetto a quello manifestato dalla struttura dell’azienda? La risposta è facilmente intuibile.

Ecco perché lo stadio di coscienza del leader è importante per il futuro dell’impresa oltre che per il clima aziendale.

E’ la struttura che offre i presupposti per i lavoratori di rispondere ad esigenze e richieste più complesse che provengono dal mercato e dalla vita. E in tal senso funge anche da terreno fertile per lo sviluppo delle persone che fanno parte del team e per i sistemi più ampi.

Simonetta Marenzi

Counselor, Coach, formatore.

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Verso un nuovo modello economico

Di recente il professor Giorgio Parisi, vincitore del Nobel per la fisica ha fatto un intervento alla Camera dei Deputati rinnovando l’appello ad agire urgentemente per arginare le conseguenze del cambiamento climatico e ha colto l’occasione per ricordare i limiti di un modello economico e sociale che pone troppa attenzione al PIL.

Entrambi i problemi sono noti da tempo eppure ben poco è stato fatto per modificare un paradigma, quello economico ma anche sociale e di vita, che non è più in grado di affrontare e risolvere i problemi che ha contribuito a creare. Come aveva detto Albert Einstein non possiamo risolvere i problemi affrontandoli con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati. Occorre uno sguardo nuovo e una mente nuova; un nuovo tipo di pensiero. Se il vecchio modello era frutto di un livello di coscienza che ambiva a conquistare, dominare, competere, espandere e acquisire (questi i verbi più utilizzati nel linguaggio economico e finanziario comune) il nuovo modello dovrà avere un’impronta più olistica, sistemica e psicosintetica.

Uso queste parole nel senso etimologico del termine. Sarà un modello olistico nel senso di prestare attenzione non solo a singoli aspetti o parti di un sistema ma anche al sistema intero. Si sta sempre più comprendendo l’importanza dell’interrelazione e reciprocità e si è compreso che un organismo vivente sta bene quando ogni sua parte sta bene.

Sarà un modello psicosintetico perché è importante riuscire a creare composizione armonica, sintesi appunto, tra i diversi aspetti di una Anima, sia che si tratti di una persona o di un organismo più grande come una impresa, una città o una nazione. Creare sintesi non significa indurre parte di un sistema a conformarsi o adattarsi che è piuttosto indice di compromesso o di imposizione. Creare sintesi significa trovare modi nuovi, inclusivi, nella risoluzione dei problemi e dei conflitti. La sintesi in realtà va oltre il conflitto perché è frutto di consapevolezza e volontà; è frutto di capacità di ascolto, di empatia, di comprensione, accettazione e dialogo. Riconosce il valore di ogni parte e ne riconosce il ruolo e la funzione.

Inoltre sarà un modello sistemico, nel senso che sarà sempre più evidente l’importanza delle “leggi”, delle norme, usi e consuetudini presenti in un sistema e che regolano le relazioni e la comunicazione all’interno del sistema stesso. Di queste leggi alcune sono stabilite dagli uomini e pertanto appartengono al tempo e allo spazio, altre sono preesistenti e riscontrabili sia nei micro che nei macrosistemi, sono universali e atemporali.

Questo nuovo modello includerà non solo l’importanza della quantità (PIL) ma anche della qualità e oltre ai processi di produzione, distribuzione e consumo andrà a considerare l’impatto di questi tre fattori sull’intero sistema. Fare questo non è questione di moda ma è una necessità data dai problemi che la nostra epoca è chiamata urgentemente ad affrontare, come peraltro ci ricordano le Nazioni Unite ponendo alla nostra attenzione quei 17 goals che non possiamo permetterci di fallire.

Simonetta Marenzi

Counselor, coach e formatore

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