Le aziende hanno tre modi per finanziarsi:
- )reinvenstendo il proprio risparmio;
- )chiedendo prestiti alle banche;
- )emettendo azioni.
Emettere azioni significa chiedere denari ai risparmiatori e/o investitori in cambio di un pezzetto della propria impresa. Chi ha risparmiato del denaro può decidere di spenderlo per sè o può prestarlo ad altri, comperando titoli pubblici, che in linea di massima comportano pochi rischi, o prestandoli ad una azienda, il che può essere più rischioso, soprattutto in momenti di instabilità. Cosa attrae un investimento rischioso? La possibilità di beneficiare di un guadagno più alto rispetto ad un investimento sicuro. Acquistando azioni comperiamo un pezzetto d’impresa con la speranza, o la notizia, che la gestione aziendale produrrà futuri utili, ossia i ricavi risulteranno superiori ai costi. Questo spiega perchè gli investitori preferiscono aziende che applicano strategie di riduzione del personale: meno costi equivale a più utili da distribuire tra gli azionisti. Questo utile complessivo, diviso per il numero delle azioni emesse, sarà il rendimento che ogni azione ha fruttato. Naturalmente l’azienda può decidere di distribuire l’utile oppure no, ma ad ogni modo l’azionista avrà in mano un pezzetto di azienda che vale un po’ di più. Quindi il beneficio per l’azionista è dato sia dal dividendo (l’utile per azione) che dal maggiorato valore dell’azione. Il valore nominale dell’azione ed il numero delle azioni è pari al rapporto fra capitale sociale ed il numero delle azioni in cui è suddiviso. Questo capitale sociale, a sua volta, è dato dai conferimenti in denaro, in beni e crediti da parte dei titolari dell’impresa ossia da tutto ciò che mettono nella propria azienda. Il valore di emissione spesso contiene un sovraprezzo e, al momento della vendita, e successivamente ad ogni transazione, il prezzo può oscillare in base alla legge della domanda e dell’offerta e a tutte le notizie che le possono condizionare.
Quando il valore delle azioni cresce di molto rispetto al valore degli utili previsti l’investitore acquista non perchè crede nei progetti dell’azienda, che spesso nemmeno conosce e condivide, ma perchè pensa che domani ci guadagnerà vendendola ad un prezzo maggiore. L’azienda dal canto suo riceve molti denari senza giustificazioni, ossia progetti di investimento, innovazione, sviluppo sostenibile, in cui investirli per creare utili futuri ma sull’onda dell’entusiasmo. Improvvisamente ci si rende conto che il valore attribuito alle azioni non è in linea con il valore reale dell’azienda ed ecco che la“bolla” emerge e poi esplode, sparpagliando i danni ovunque ed è così che uno strumento utile, usato male, diventa fonte di caos.
Di recente Facebook ha stretto un accordo con Loyal3 per cui sarà possibile, con pochi clikc, acquistare azioni, o frazioni di azioni, di grandi e note aziende, con una spesa minima che va dai 10 i fino a 2.500 dollari al mese, senza pagare commissioni e senza intermediari, e naturalmente si potrà anche venderle. Da un lato questo permetterebbe la possibilità di approfondire la conoscenza reciproca tra azienda ed investitore puntando a fidelizzare gli azionisti, dall’altro si sospetta l’interesse di attrarre tutti coloro che ancora non investono in borsa. Circa l’80% degli americani non ha mai comperato una azione; considerando che Facebook in America vanta circa 124 milioni di iscritti e ipotizzando che il 30% provi la nuova applicazione con una spesa mensile di 500 dollari ecco che ci sarebbero afflussi di denaro nelle tasche di alcune aziende per un importo mensile di 18 miliardi di $. Se poi consideriamo il numero complessivo di iscritti a Facebook pari a circa 900 milioni …fate voi un po’ i calcoli! Altro rischio possile è l’effetto slot machine, ovvero la mancata percezione che dietro a pochi click ci siano dei denari che passano di tasca. Questo strumento di finanziamento riservato a poche imprese rischia di influenzare pesantemente la situazione economica globale; è come se un contandino scoprisse un grande pozzo nel suo orto ma decidedesse di irrigare solo le patate e lasciasse il resto dell’orto alla benevolenza del cielo in una epoca di siccità. Una domanda mi sorge spontanea: chi utilizza l’alta velocità nelle operazioni di compravendita (vedi articolo maggio) saprà in anticipo lo spostamento di questi flussi di denaro di chi investe tramite Facebook? Con quali conseguenze? Che altro dire…economia e politica stanno viaggiando a velocità molto diverse perchè i mercati sono liberi ma le politiche economiche che li regolano ancora no, costrette poi a intervenire con strumenti vari di sostegno che mantengono in vita “il malato” ma non sono sufficienti a curarlo.
Simonetta Marenzi
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