Il conflitto aziendale, quando non affrontato e risolto, può essere la base per l’avvio del mobbing. Si può parlare di mobbing quando un lavoratore è assoggettato, da parte del datore di lavoro o di altri colleghi, ad una serie di comportamenti vessatori e discriminatori protratti nel tempo, con lo scopo di escludere il lavoratore dal gruppo o dall’ambiente lavorativo. Il mobbing può assumere varie forme quali:
maltrattamenti verbali ed offese;
svuotamento delle mansioni o attribuzioni di compiti eccessivi;
forme eccessive di controllo poste in atto nei confronti di un lavoratore;
critiche immotivate;
atteggiamenti miranti ad intimorire;
impedimento all’accesso di notizie ed informazioni necessarie per lo svolgimento dell’ordinaria attività del lavoratore.
Il mobbing, nel diritto italiano ed internazionale, sta ottenendo sempre più attenzione da parte dei legislatori, tuttavia rimane un fenomeno difficile da dimostrare per la difficoltà riscontrabile di distinguere i comportamenti che arrecano un danno risarcibile da quelli che invece rientrano nella “normale” gestione aziendale, seppur basata su stili improntati alla conflittualità e competizione tra colleghi, e tra superiori e subordinati. Inoltre, per svariate ragioni, tra cui quella di natura economica, le vittime del mobbing non sempre ricorrono alla tutela giuridica. Molte sono le cause che possono generare il mobbing tuttavia, quello che mi preme evidenziare è il fatto che in questo “duello” tra mobber e mobbizzato, la prima a farne le spese è l’azienda che vede due lavoratori impegnati in qualcosa di diverso da quello che ci si aspetterebbe da loro:
Il mobber è impegnato a “colpire” la “vittima” prescelta;
il mobbizzato è impegnato a sopravvivere in un clima altamente conflittuale e stressante.
Le energie di questi due lavoratori sono pertanto distolte dagli obiettivi aziendali ed impegnate in qualcosa che avrà ripercussioni economiche per l’azienda sotto vari aspetti:
possibile allontanamento dall’ambiente lavorativo del mobizzato causa stress o causa licenziamento con conseguenti costi relativi alla copertura, da parte di un altro lavoratore, nel medesimo ruolo rimasto vacante;
qualora il dipendente mobizzato decida di chiedere tutela giuridica;
conseguente danno di immagine con i propri partner commerciali;
le energie creative dei soggetti coinvolti e degli eventuali “spettatori”, sono focalizzate su quanto accade internamente all’azienda piuttosto che ai mutamenti del mercato e alle necessarie strategie per favorire la crescita dell’azienda stessa.
Indirettamente, quindi, il danno causato del mobbing si ritorce contro l’azienda stessa che viene deprivata della sua prima risorsa: l’energia mentale e fisica degli uomini e delle donne che vi lavorano. Nel tempo può portare a demotivazione e rassegnazione, elementi questi che non favoriscono il benessere economico di una azienda.
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